
Il paradosso di San Siro: settori ultras privati del loro cuore pulsante. È possibile trovare un equilibrio tra tifo passionale e “stadio salotto”?
La recente atmosfera a San Siro, descritta da un tifoso milanista come surreale dopo la vittoria in Coppa Italia, rivela una nuova realtà per le squadre di Milano. Dopo le condanne dei leader storici delle curve e il rifiuto di rinnovare gli abbonamenti a centinaia di ultras da parte delle autorità, Inter e Milan si ritrovano senza il supporto vocale della loro “dodicesima persona”. Nonostante lo stadio sia ancora affollato, il tifo risulta “passivo”, privo dell`energia che tradizionalmente trascina la folla.
La ricerca di una terza via
Con il Meazza che assume le sembianze di un “salotto”, Milano potrebbe guidare una trasformazione culturale nel calcio italiano. L`obiettivo è individuare una via di mezzo tra il tifo violento e uno stadio quasi silenzioso, dove solo i cori degli ospiti si fanno sentire. Sebbene le curve siano comunque affollate, la solidarietà tra ultras e, a volte, l`intimidazione, spingono alcuni a disertare o a non tifare, in segno di protesta contro l`esclusione del nucleo più caldo. Nonostante la potenziale presenza di migliaia di altri tifosi, rompere queste abitudini consolidate non è semplice.
L`anomalia dell`Inter e le sfide per il futuro
L`Inter, dopo un`estate finanziariamente stabile, si trova a fare i conti con la perdita del suo “dodicesimo uomo”. All`esordio contro il Torino, la Curva Nord, pur dichiarando lo sciopero del tifo, ha visto il resto dello stadio reagire positivamente al buon andamento della partita. Tuttavia, la sconfitta contro l`Udinese ha dimostrato quanto l`assenza del tifo organizzato possa pesare, contribuendo a due sconfitte interne per le milanesi nelle prime tre partite di campionato. È impellente trovare questa “terza via”. I club stessi sono riluttanti a perdere il sostegno autentico della maggior parte dei tifosi più accesi. San Siro ha visto un aumento di spettatori stranieri, attratti anche dallo spettacolo delle coreografie, dalle sciarpate e dai cori. Ma sarà possibile adottare un “modello americano” con ampi servizi e intrattenimento che mettono la partita quasi in secondo piano? È difficile immaginare che club con proprietà americane come Inter e Milan si affidino a specialisti per animare i settori più tranquilli, come avviene per Real e Barcellona.
Il panorama europeo: Spagna
Altri importanti campionati europei hanno già affrontato e debellato il tifo violento. In Spagna, Real Madrid e Barcellona hanno sostituito gli ultras con la “Grada de Animación”, gruppi di circa 300-400 persone incaricate di intonare i cori. Questo avviene in un contesto in cui i biglietti sono sempre più costosi e la presenza di tifosi stranieri è in crescita. Gli stadi, seppur pieni (con il Camp Nou in fase di ristrutturazione che costringe il Barcellona a giocare in un Montjuic “freddo”), offrono un`atmosfera più da “salotto”. Al contrario, club come Atletico Madrid, Siviglia e Osasuna mantengono gruppi organizzati (non senza polemiche), ma senza violenza, confinata per lo più alle serie minori.
Il modello inglese
La Premier League ha eradicato il fenomeno degli hooligans attraverso l`installazione di telecamere e la certezza della pena. Gli stadi sono costantemente pieni, senza striscioni o fumogeni, ma il tifo resta passionale grazie all`entusiasmo del pubblico. Non esistono veri e propri gruppi che coordinano il tifo. Oltre alla diversa cultura, la chiave è rappresentata dagli impianti moderni, operativi sette giorni su sette e progettati per conciliare le esigenze dei tifosi “old style” con chi preferisce un`esperienza più simile a quella cinematografica. Il Tottenham Stadium è un esempio eccellente: conserva richiami al vecchio White Hart Lane e include una curva unica per 17.000 tifosi per mantenere lo spirito tradizionale, ma offre anche lussuose esperienze VIP. È una struttura multifunzionale, capace di ospitare eventi come i concerti di Beyoncé, sempre con il tutto esaurito.
La situazione in Francia
In Francia, il PSG rappresenta un caso a sé. Dopo due decessi legati a faide tra ultras (l`ultimo nel 2010), le organizzazioni di tifosi furono sciolte. Questo facilitò anche la vendita del club all`emiro. Con la gestione qatariota, il tifo organizzato è stato gradualmente reintrodotto, con il ritorno ufficiale della Curva Auteuil (Collectif Ultras Paris) nel 2016, responsabile del tifo nella finale di Champions. Mentre agli interisti venivano distribuite bandierine, i parigini mostravano il loro tifo orchestrato. Quest`anno, il club ha persino permesso l`apertura di un settore ultras anche nella Curva Boulogne, con circa 500 tifosi. Il PSG è uno degli stadi più redditizi d`Europa, con incassi annuali di 170 milioni di euro (per soli 48.000 posti), grazie a politiche commerciali aggressive, offerte per skybox e posti VIP, e sezioni dedicate alle famiglie. Recentemente, ha registrato il 166° tutto esaurito consecutivo. Nel resto della Francia, gli ultras sono monitorati e i prefetti applicano severe restrizioni alle trasferte, in base alle rivalità e ai precedenti.
Il modello tedesco
In Germania si distingue nettamente tra ultras e hooligans. I primi sono riconosciuti e rispettati, talvolta persino parte dei consigli di amministrazione dei club, dove le loro istanze vengono ascoltate attentamente. Non ricevono però sconti su gadget o biglietti. I gruppi organizzati spesso protestano pacificamente contro aspetti che ritengono violino la tradizione calcistica tedesca, come i posticipi del lunedì sera. Gli hooligans, invece, sono banditi dagli stadi e non hanno contatti con i club; sono un fenomeno per lo più slegato dal calcio, che si manifesta indipendentemente dagli eventi sportivi. Negli stadi tedeschi, oltre alle telecamere, i tifosi stessi sono incoraggiati a segnalare e denunciare comportamenti violenti. Nonostante l`assenza di una regolamentazione formale tra curve e club, allo stadio valgono le stesse leggi che si applicano in strada. È interessante notare come i gruppi ultras di club importanti come Bayern Monaco e Borussia Dortmund siano spesso attivi contro discriminazioni e violenze, indipendentemente dalle loro posizioni politiche.