11-7-2025
Carlo Nesti: “Ranking Fifa: perché siamo solo undicesimi?”
Proprio nel giorno che celebra la vittoria al Mondiale del 1982, ci arriva una notizia sorprendente e amara: il ranking FIFA ci relega all`undicesimo posto. Un vero colpo basso! Dopo la sconfitta contro la Norvegia, ho cercato, con tutti i limiti che un simile tentativo comporta, di analizzare e sintetizzare i fatti e le criticità che riguardano il calcio italiano, con particolare attenzione alla Nazionale. Vi ripropongo quella visione schematica, invitandovi a esaminarla e a stabilire voi stessi, e non io, l`ordine di importanza dei diversi fattori.
I FATTI RILEVANTI:
- A livello di club, solo 1 Champions League vinta negli ultimi 15 anni.
- A livello di Nazionale, ben 2 Mondiali consecutivi mancati.
- L`Italia ottiene successi e brilla solamente nei settori giovanili.
I PROBLEMI PRINCIPALI:
- La difficoltà nella scelta del Commissario Tecnico più adeguato.
- L`eccessiva presenza di giocatori stranieri: circa il 60% in Serie A.
- Il numero esiguo di Under 21 impiegati in Serie A: appena il 3%.
- Il minor `appeal` e valore percepito della maglia Azzurra.
- Il peso ridotto della Federazione rispetto al potere dei club.
- Il notevole miglioramento delle nazioni concorrenti a livello internazionale.
- Dopo icone come Del Piero e Totti, un solo campione di livello assoluto: Donnarumma.
- La minore cura nell`addestramento della tecnica di base.
- L`imposizione precoce, fin dalle categorie giovanili, di tattica e preparazione fisica.
- La perdita dell`abitudine dei difensori alla marcatura a uomo.
- La carenza di attaccanti all`altezza dei grandi bomber del passato.
- La scomparsa del calcio spontaneo di strada e degli oratori.
- Il predominio delle scuole calcio a pagamento.
- Le ingerenze dei procuratori nelle dinamiche dei settori giovanili.
- Il generale livellamento verso il basso del nostro campionato.
- L`assenza di `blocchi squadra` solidi, come un tempo succedeva con la Juventus, che potessero costituire l`ossatura della Nazionale.
- Una maggiore attenzione dei giovani verso altri sport.
- Il crollo demografico che incide sul bacino di potenziali calciatori.
- L`eccessiva pressione mediatica, seguita da quella dei tifosi.
PENSIERO PERSONALE:
Il calcio e i calciatori visti tra gli anni Ottanta e Duemila appartengono ormai al passato e difficilmente li rivedremo, se non nei sogni. Il futuro del calcio non sarà necessariamente migliore o peggiore, ma “diverso”. Il mondo è cambiato, e con esso il gioco. C`è però una considerazione che mi lascia un barlume di speranza. Anche in tempi recenti, con una generazione di giocatori di buon livello ma senza fuoriclasse eccetto Donnarumma, siamo riusciti a vincere un Campionato Europeo. E in quell`occasione, a sorpresa, abbiamo mostrato automatismi di gioco che ero abituato a vedere solo nelle squadre di club. Questo dimostra che, in un breve lasso di tempo, le giuste “congiunzioni astrali” possono portare a risultati inattesi, quasi miracolosi. L`essenziale, però, è riuscire ad arrivare alle fasi finali delle competizioni; altrimenti, nessun aiuto divino potrà salvarci.
9-7-2025
Carlo Nesti: “Torino: perché nessuno bussa alla porta di Cairo?”
Anno dopo anno, giorno dopo giorno, il tifoso del Torino si interroga sul possibile cambio di proprietà. Nonostante il grande successo imprenditoriale di Urbano Cairo, questo non si è tradotto in una crescita equivalente per la società granata. A riguardo, ho sempre considerato valide due ipotesi principali:
- Effettivamente, nessuno potenziale acquirente si è mai concretamente presentato alla porta di Cairo per trattare l`acquisto del club.
- Esistono acquirenti interessati, ma vengono scoraggiati dalle elevate richieste economiche di Cairo, stimate intorno ai 250/300 milioni di euro.
Una terza tesi, quella che vorrebbe gli Agnelli-Elkann interessati a mantenere una sola squadra in città, mi pare superata e valida solo nel secolo scorso.
Per comprendere meglio la situazione attuale, è fondamentale considerare il contesto del calcio italiano odierno. Con l`arrivo del Monza, quasi la metà delle 40 squadre tra Serie A e B sono sotto il controllo di Fondi di investimento o proprietà straniere. Perché questi soggetti non mostrano interesse anche per il club granata, che pure presenta potenzialità evidenti (uno stadio proprio da valorizzare, opportunità di marketing legate alla storia del club come musei, mostre, documentari, ecc.)? Sembra che a spaventare sia, incredibilmente, la legittima ambizione dei tifosi. Avendo nel cuore il Grande Torino, figure come Meroni, Pulici e Ferrini, e percependo il Toro come un club di grande prestigio storico, la tifoseria aspira naturalmente a risultati sportivi di rilievo, assenti da circa vent`anni. Ecco un estratto che chiarisce questo punto:
Se la storia o il prestigio di una società non vincola i proprietari all`obbligo assoluto di vincere trofei, l`attività degli investitori risulta molto più semplice. Il modello basato sui fondi funziona tendenzialmente bene in questo scenario. Per mantenersi in una posizione tranquilla in Serie A, è spesso sufficiente cedere i giocatori più richiesti dal mercato per generare plusvalenze, reinvestendo poi in nuovi giovani talenti, almeno uno dei quali potrà a sua volta generare un`ulteriore plusvalenza. Inoltre, in un settore dove i costi dei giocatori sono in costante aumento e con mercati di destinazione ad alta capacità di spesa come la Premier League o l`Arabia Saudita, che offrono cifre fuori scala per la media italiana, non è irragionevole pensare che il valore complessivo del club possa aumentare nel medio termine, garantendo un profitto sostanzioso per gli investitori in caso di futura cessione. Sportivamente, l`obiettivo primario diventa evitare la retrocessione in Serie B, con la conseguente perdita di ricavi televisivi e da stadio. Questa logica spiega la forte opposizione dei club di medio livello alla riduzione della Serie A da 20 a 18 squadre.
Questo passaggio descrive precisamente la situazione in cui potrebbe trovarsi il Toro. La complessità aumenta enormemente quando all`aspetto economico si aggiunge la necessità di vincere, tipica dei grandi club. Questa esigenza impone spesso scelte che possono apparire non razionali dal punto di vista del bilancio, come trattenere i giocatori chiave anche di fronte a offerte significative, per costruire un gruppo solido nel tempo. Il tutto, con la consapevolezza che nessuno può avere la certezza assoluta di raggiungere gli obiettivi sportivi desiderati. Molte squadre partono con l`ambizione di vincere, ma alla fine solo pochissime riescono a sollevare un trofeo.
È evidente che, in questo secondo scenario, il peso maggiore ricade sulle società di investimento proprietarie dei club con maggiore blasone. In Italia, questo si applica principalmente a Oaktree per l`Inter e RedBird per il Milan. La differenza sostanziale sta nel fatto che la società californiana ha acquisito il controllo dei nerazzurri a un prezzo di saldo (essenzialmente i 275 milioni del prestito non ripagato da Suning, più ulteriori 52 milioni versati nel club), mentre Cardinale ha pagato i rossoneri a prezzo pieno, circa 1,16 miliardi tra equity e finanziamento venditore. Questo fattore influenzerà inevitabilmente le strategie future e le modalità di uscita dall`investimento.
3-7-2025
Carlo Nesti: “Cara Juve, ti scrivo… così mi distraggo un po`”
Cara Juve,
Se mi permetti, con totale sincerità, vorrei esporti alcune mie perplessità:
- È il 3 luglio, è arrivato un ottimo attaccante come David, ma la figura del direttore sportivo, il regista del mercato, sembra ancora assente. Continuano ad operare Comolli e Chiellini, ma mi pare un impegno gravoso per loro.
- Riguardo al rigorismo tattico di Tudor con il suo 3-4-2-1: cosa succederebbe se arrivasse Sancho, un esterno d`attacco puro? Credo sia necessaria una maggiore flessibilità, magari prevedendo almeno due moduli alternativi, come un 3-4-3.
- C`è il mistero legato a Gatti, che nelle ultime partite, fin dalla parte finale del campionato, ha giocato solo gli ultimi 10 minuti, ma non è mai partito titolare quando sarebbe stato fondamentale.
- Se Yildiz chiede il cambio per stanchezza, l`allenatore è quasi costretto a spingerlo a resistere, perché è l`unico fuoriclasse che, anche in condizioni non ottimali, sullo 0-1 e non sul 0-5, può inventare la giocata che porta al pareggio.
- Douglas Luiz, forse, era già in vacanza prima del Mondiale per club… Chissà, è un centrocampista molto tecnico e valido, oppure… non è mai esistito?
Cara Juve, perdonami l`intrusione, ma l`affetto per la tua storia mi spinge a sollevare questi dubbi, nella speranza che possano essere costruttivi.
Un caro saluto, pieno di fiducia, da Carlo Nesti.
27-6-2025
Carlo Nesti: “Juve: perché Exor potrebbe… ma non vuole… con 250 milioni di tifosi nel mondo?”
Mentre il Manchester City opera a livello universitario, la Juventus, con tutto il rispetto, sembra ancora fermarsi alle scuole medie. Il club inglese, negli ultimi dieci anni di mercato, ha investito ben 1,64 miliardi di euro. Ha ingaggiato uno dei migliori allenatori al mondo, se non il migliore, Guardiola. Ha espresso un calcio modernissimo, conquistando due anni fa il “treble” (Premier League, FA Cup e Champions League). È sufficiente questo per capire che un divario di tre gol, come quello visto recentemente, è più che logico quando la Juventus affronta un avversario di questo calibro? Di conseguenza, il 2-5 subito non riapre dibattiti già ampiamente noti. Questa è, e rimane, la distanza tra la Terra e Marte. La vera questione è un`altra. È possibile che, come accaduto qualche mese fa in Champions League, una delle peggiori Juventus di sempre riesca a battere il Manchester City, peraltro in un momento di difficoltà? Si potrebbe sostenere che, partendo con titolari come Gatti, Cambiaso, Thuram e Yildiz, la sconfitta fosse inevitabile, ma non con un passivo così pesante? In una singola partita, tutto è possibile. Ma la domanda cruciale è: questa Juventus sta percorrendo la strada giusta per ridurre quel divario? La risposta è no. Sebbene si stia cercando di imboccare quella via, persistono ancora troppi sbandamenti e cambi di rotta. Con l`austerità imposta da Exor dopo ricapitalizzazioni per 900 milioni, i semplici “aggiustamenti” previsti da Comolli potrebbero anche consentire alla squadra di lottare per il prossimo scudetto, considerando l`attuale livellamento verso il basso della Serie A, l`assenza di Thiago Motta sulla panchina di una diretta concorrente, e l`ipotesi di un numero ridotto di infortuni rispetto alle 250 giornate di assenza accumulate l`anno scorso. A livello nazionale, con un centrocampista, un esterno e un attaccante vero (non adattato), si può essere competitivi. Ma in Europa, purtroppo, no. Servono investimenti significativi. Bisogna spendere bene. Ma, al di là di questo, sarebbe necessaria una prospettiva diversa da parte di John Elkann. Una maggiore valorizzazione del brand Juventus, che è enormemente sottovalutato (si parla di 250 milioni di tifosi e 160 milioni di follower nel mondo, secondo Google) rispetto al brand Ferrari. Exor funziona eccellentemente sul piano finanziario, e la società bianconera incide per appena il 3,4% nel suo portafoglio. Dunque, la possibilità di investire c`è, ma manca la volontà. È difficile criticare chi ha finanziato il club con quasi un miliardo di euro dal 2021. Sarebbe necessaria una scelta, almeno inizialmente, più emotiva e mecenatistica che puramente economica. Ma questo tipo di approccio era tipico di Gianni e Umberto Agnelli, profondamente legati alla Juventus e al calcio. Oggi… le cose sono cambiate, forse del tutto.
25-6-2025
Carlo Nesti: “Era più spettacolare il calcio anni `70-`80, o quello di oggi?”
L`interazione tra le persone, il modo in cui si relazionano e si influenzano a vicenda, è fondamentale nelle dinamiche sociali. Ed è proprio sui principi dell`interazione che Internet offre una possibilità straordinaria a lettori e follower: quella di un contatto diretto con gli autori, impensabile con i media tradizionali come televisione, radio e giornali. In questo spazio, do voce ai lettori che desiderano esprimere un`opinione, alla quale rispondo a mia volta con un`altra opinione, dando vita a un dibattito nel “NESTI Channel”.
ALESSANDRO – Il livello tecnico del calcio attuale è decisamente superiore, grazie a maggiori risorse, competenze e capitali rispetto al passato. È la nostalgia a farci apparire tutto più bello prima. Personalmente, preferisco avere un abbonamento e vedere tutte le partite piuttosto che ascoltarle alla radiolina. Un tempo, c`erano giocatori di cui conoscevi solo il nome perché non c`era modo di vedere le partite.
NESTI – Caro Alessandro, ho sempre sostenuto che, rispetto agli anni `70-`80, il gioco si è trasformato più dal punto di vista spaziale e fisico che temporale e dinamico. Velocità ridotta? Mah… a pensare a certe “costruzioni dal basso” odierne mi viene l`orticaria! Comunque, ammettiamo pure che sia così. La differenza sostanziale, però, risiede nel fatto che, in quell`epoca, si giocava su un campo di 90 metri, con marcature a uomo e squadre “lunghe”. Questo allungamento era dovuto al fatto che, salvo rare eccezioni (come il grande Liedholm prima del grande Sacchi), in Italia nessuno praticava la tattica del fuorigioco, e gli attaccanti (solitamente due) potevano giocare molto avanzati, seguiti dai rispettivi marcatori (altri due). Immaginate: quattro pedine in attacco e quattro in difesa, cioè otto giocatori in meno a centrocampo, o addirittura dieci se i rispettivi “liberi” restavano statici. In spazi molto più ampi, i giocatori dotati di grande classe, come Falcao, Platini, Maradona, Zico e altri, avevano qualche secondo in più per decidere come gestire la palla. Oggi, specialmente nel nostro campionato, prevale il tatticismo, con squadre estremamente compatte in uno spazio ridotto di 40 metri. La zona centrale del campo è diventata un`area di scontro, dove domina il pressing, massima espressione dell`”intensità nella densità”. Una volta recuperata la palla, il possesso palla diventa spesso un modo per attendere l`errore o lo spiraglio concesso dagli avversari, a volte imitando in modo poco efficace il “guardiolismo”. Ho 70 anni, quindi potrei essere accusato di passatismo, ma oggi la possibilità di rivedere partite intere di quell`epoca su piattaforme come YouTube permette confronti significativi. E se, al di là dello schema tattico, gli interpreti sono i Campioni del Mondo del 1982, lo spettacolo è assicurato. Un abbraccio!
MESSAGGIO, IN PARTICOLARE, PER I TIFOSI BIANCONERI – SE VOLETE CAPIRE QUANTO POTEVA ESSERE SPETTACOLARE IL CALCIO DEGLI ANNI `80, GUARDATE UN RIASSUNTO DI JUVENTUS-MANCHESTER UNITED DEL 1984. NE VALE ASSOLUTAMENTE LA PENA!
16-6-2025
Carlo Nesti: “Viva Gattuso, ma rendiamo giustizia a Gentile!”
Nell`estate del 2006, lavoravo in Rai, diviso tra l`essere dipendente di un`azienda con una libertà di espressione non illimitata, e l`essere profondamente turbato dallo scandalo Calciopoli, che aveva scoperchiato una situazione velenosa. Ero così indignato per la vicenda di Claudio Gentile che chiesi spazio su “Tuttosport” per criticare duramente chi lo aveva esonerato, nonostante avesse appena vinto un Europeo Under 21 e conquistato una medaglia di bronzo alle Olimpiadi (spesso dimenticata). Il giorno seguente, ricevetti una telefonata da una persona dello staff azzurro (che non rivelerò mai) che mi disse: “Guarda che Claudio si è autoescluso, vede nemici ovunque!”. Ora, a distanza di anni, posso considerare questa confidenza, pur rilevando che Gentile aveva un presunto, molto presunto, carattere difficile. Tuttavia, a monte di ciò, è innegabile l`esistenza di un complotto ai suoi danni, firmato dal Commissario Guido Rossi. Claudio ha pagato il fatto di non essere mai sceso a compromessi con nessuno e di avere un passato alla Juventus, che all`epoca equivaleva a un peccato capitale, una sorta di “scomunica” perenne. Era sicuramente malvisto dalla stampa romana per aver smesso di convocare Cassano. Il problema, che Gentile non poteva rendere pubblico, era che il fantasista, durante una trasferta nell`Est Europa, aveva causato un grave problema di ordine pubblico; e anche qui, non aggiungo altro. Perché Claudio, da quel momento, non abbia più allenato rimane per me un enigma. Meritava l`opportunità di rimettersi in gioco per dimostrare appieno il suo valore.
15-6-2025
Carlo Nesti: “Juve: perché Comolli ha parlato di semplici `aggiustamenti`?”
Nella conferenza stampa di presentazione, immagino che Comolli possa aver deluso molti tifosi bianconeri parlando di semplici “aggiustamenti” sul mercato. Perché ha usato questa espressione? Perché ci sono tre situazioni complesse che bloccano il mercato: quelle relative a Vlahovic, Koopmeiners e Douglas Luiz. È proprio per questo motivo che si può affermare che il mercato della Juve è, almeno in parte, condizionato dal recente passato. Per quanto riguarda Vlahovic, nonostante le manifestazioni di stima da parte di Comolli e Tudor, esiste la ferma intenzione di cederlo per non dover pagare un ingaggio lordo di 25 milioni nella prossima stagione. Ma senza questa cessione, è inutile fare voli pindarici pensando a giocatori come Gyokeres o Osimhen, valutati oltre i 70 milioni. Quindi, in questo momento, Vlahovic “blocca” il mercato degli attaccanti, fermo a Kolo Muani e, forse, Milik. La difesa, con Kalulu, Bremer e Gatti come titolari e Kelly e Rugani come alternative, potrebbe non richiedere ulteriori innesti. Sugli esterni, Cambiaso è un elemento cruciale, anche se da gennaio continuano a circolare voci su una sua possibile cessione. A sinistra, un laterale come Tavares sarebbe molto utile, ma il suo prezzo è elevato. A centrocampo si presenta un altro nodo che paralizza le trattative. Oltre a Locatelli, Thuram e McKennie, servirebbe un interno di valore, capace anche in fase di copertura, e Ederson sarebbe l`ideale. Tuttavia, come non dare priorità al recupero di giocatori che sono costati complessivamente 110 milioni, ovvero Koopmeiners e Douglas Luiz? Tra l`altro, dopo la svalutazione subita la scorsa stagione, non hanno mercato e sono quasi obbligati a rimanere nella rosa di Tudor, a meno di sorprese clamorose. Di conseguenza, temo che la necessità di valutarli nuovamente renda meno plausibile l`arrivo di nuovi acquisti di peso. Prima di lasciarsi andare a considerazioni troppo pessimistiche, è opportuno fare una riflessione basata sul buon senso e sul bilancio. Se la Juve dell`ultimo campionato ha raggiunto il quarto posto, obiettivo minimo stagionale, nonostante l`accumulo di circa 250 partite saltate dai giocatori per infortunio, dove sarebbe potuta arrivare senza una vera e propria maledizione? Questo è anche il motivo per cui Comolli ha parlato solo di “aggiustamenti”: per non rischiare di compromettere ciò che di buono c`è, in attesa di tempi migliori.
10-6-2025
Carlo Nesti: “Gravina, torna ai tecnici federali! Nunziata o… Buffon”
Gravina non può pensare di poter licenziare un allenatore da un giorno all`altro e trovarne subito un altro, quasi per diritto divino. La Federazione ha commesso un grave errore il giorno in cui Matarrese ingaggiò Sacchi, tecnico innovativo e vincente con il Milan. Prima di allora, ci si affidava tranquillamente ai tecnici federali, abituati a gestire i giocatori per brevi periodi e senza particolari pretese economiche. Pensiamo a quattro nomi: Valcareggi, Bearzot, Vicini, Maldini. Con loro, abbiamo ottenuto un primo, un secondo e un terzo posto ai Mondiali, un primo posto agli Europei e tre titoli europei Under 21. L`equivalente di sette medaglie con soli quattro allenatori! Adesso si cerca il grande nome, che però non ha mai il tempo di lavorare in profondità come farebbe in un club. Io propongo un ritorno al passato e punterei su Nunziata, l`attuale selezionatore dell`Under 21, ripristinando quella modalità vincente. Se invece si desidera una soluzione di maggiore impatto, ricordo che Buffon è già in Federazione e possiede le qualifiche di direttore sportivo e allenatore dei portieri. Perché non lui, se magari si pensa ad altri campioni del mondo 2006?
9-6-2025
Carlo Nesti: “Il dopo-Spalletti è solo uno dei 18 problemi del calcio azzurro”
Luciano Spalletti non è più il CT. Chissà perché la decisione è stata presa prima della partita contro la Moldavia e non dopo, visto che lo spogliatoio aveva proprio bisogno di essere destabilizzato. Un altro capolavoro di tempismo da parte di “Slavina” Gravina. Certo, per carità, ci saranno state ragioni valide per questa scelta. Tuttavia, provate a immaginare un elenco di tutti i problemi del calcio italiano. Ebbene: non spaventatevi, ma la questione della scelta del nuovo allenatore è solo uno dei diciotto punti critici che il calcio italiano e la Nazionale devono affrontare.
I FATTI: 3 elementi significativi
- A livello di club, solo 1 Champions League vinta in 15 anni.
- A livello di Nazionale, 2 Mondiali mancati consecutivamente.
- L`Italia eccelle e conquista titoli solo nelle categorie giovanili, tra i 17 e i 20 anni.
I PROBLEMI: 18 fattori critici
- La selezione del Commissario Tecnico più adatto.
- L`eccessivo numero di stranieri in Serie A: ben il 50% circa.
- La scarsa presenza di Under 21 in Serie A: appena il 3%.
- Il generale miglioramento delle squadre estere concorrenti.
- Il livellamento verso il basso del campionato italiano.
- Dopo figure come Del Piero e Totti, un unico vero fuoriclasse: Donnarumma.
- La scomparsa del calcio di strada e degli oratori.
- Il controllo esercitato dalle scuole calcio a pagamento.
- Le interferenze dei procuratori nei settori giovanili.
- Una minore attenzione all`allenamento della tecnica di base.
- L`enfasi, fin da bambini, sulla tattica e sulla preparazione fisica.
- La perdita dell`abitudine dei difensori alla marcatura a uomo.
- La carenza di attaccanti di livello paragonabile a quelli del passato.
- L`assenza di `blocchi` di giocatori provenienti da una stessa squadra, come un tempo accadeva con la Juventus, che potevano rafforzare la Nazionale.
- Il minor fascino della maglia azzurra rispetto ai cospicui ingaggi dei club.
- Il peso ridotto della Federazione nei confronti dei club.
- Una maggiore predilezione dei giovani per altri sport.
- Una minore inclinazione dei giovani verso i sacrifici necessari nel calcio.
Come potete notare, è una lista lunga, che può apparire piuttosto scoraggiante. Tuttavia, è importante mantenere un atteggiamento positivo e ricordare che alcuni di questi problemi affliggono anche altre nazioni calcistiche. Inoltre, non dimentichiamo quante volte, proprio nei momenti più delicati, il calcio italiano ha dimostrato grande capacità di reazione e resilienza. Speriamo che sia così anche questa volta.
8-6-2025
Carlo Nesti: “Colpa di Spalletti? Anche di alcuni giocatori. Ecco chi…”
Ora che molti si sono espressi, mi unisco anch`io, non solo su Spalletti, ma anche su alcuni giocatori. Premetto: mancavano quattro titolari sicuri, ovvero Acerbi (motivo noto), Buongiorno, Calafiori; notate bene, ho già elencato un`intera difesa, più Kean, autore di 19 gol in Serie A. Non dimentichiamo questi fatti importanti. Io avrei schierato, includendo anche alcuni non convocati, la squadra con un 3-4-3:
- Donnarumma in porta;
- Di Lorenzo, Mancini e Bastoni in difesa;
- Politano, Tonali, Barella e Di Marco a centrocampo;
- Orsolini, Retegui o Lucca, e Zaccagni in attacco.
Mi pongo alcune domande:
- Sarò un romantico, ma certi valori non dovrebbero svanire. Com`è possibile che la sconfitta nella finale di Champions League abbia avuto un impatto così devastante su Bastoni, Barella e Dimarco da non essere stati ridestati nemmeno indossando la maglia Azzurra?
- Come è accaduto che Mancini e altri non fossero disponibili per la convocazione perché già in vacanza, quasi che la Nazionale fosse trattata come una squadra di Serie B?
- Perché Politano non è stato convocato, secondo Spalletti, perché segna meno di Orsolini, quando, passando dal 3-5-2 al 3-4-3, anche a partita in corso, entrambi potrebbero essere preziosi? Politano come laterale a tutta fascia e Orsolini come esterno alto davanti a lui.
- Com`è possibile che non venga chiarito il “mistero” Zaccagni, escluso dagli Europei? Potrebbe non essere adatto al 3-5-2, ma cambiando modulo, si ritroverebbe la copertura di Dimarco alle spalle.
Sarebbe interessante avere delle risposte, ma temo che Spalletti, dopo la partita contro la Moldavia, possa essere travolto dagli eventi. In tal caso, tifo con forza per Ranieri.
7-6-2025
Carlo Nesti: “Azzurri battuti dal calcio moderno? Assolutamente no!”
Dopo lo 0-3 contro la Norvegia, è giusto distinguere tra l`analisi della singola partita e la discussione generale sul calcio italiano. Concentriamoci sulla partita. Abbiamo visto il momento di massimo splendore calcistico della Norvegia contro un`Italia che, è bene ricordarlo, era priva di ben nove giocatori importanti, di cui tre potenziali titolari. Ma il pubblico, giustamente, non accetta alibi: siamo la Nazionale Azzurra! D`accordo, ma evitiamo un malinteso. Non siamo stati sconfitti dal cosiddetto “calcio moderno”, che non ci appartiene. Cosa intendo? Avete presente il gioco del Paris Saint Germain contro l`Inter? Pressing altissimo, dominio nella metà campo avversaria, possesso palla prolungato, difesa avanzata sulla linea di centrocampo. Ecco, non è quello. La Norvegia ha dimostrato che si può essere efficaci anche giocando in un modo che, paradossalmente, ricorda alcune delle nostre grandi vittorie del passato. Hanno tenuto il possesso palla solo per il 38%, hanno tirato otto volte, di cui solo quattro nello specchio, ma con la massima efficacia: tre gol e un palo. Hanno sfoggiato, questo sì, due elementi che a noi mancano: quattro campioni assoluti (Nusa, Haaland, Sorloth e Odegaard), mentre noi siamo rimasti ancorati ai ricordi di Del Piero e Totti, illusi da figure come Cassano e Balotelli. E un mix notevole di fisicità e spirito di sacrificio, anche nei giocatori meno dotati tecnicamente. Discutere invece del calcio italiano nel suo complesso mi sembra più adatto a un bilancio finale, non all`inizio di un ciclo, ma è comunque necessario. Dalla nostra vittoria ai Mondiali del 2006, nazioni che un tempo consideravamo di secondo piano sono migliorate enormemente, mentre noi abbiamo registrato un peggioramento. Il peso di undici anni senza partecipare ai Mondiali, l`invasione di giocatori stranieri, la presenza minima di Under 21 in Serie A, e il minore fascino della maglia azzurra rispetto agli stipendi dei club sono fattori che contribuiscono a umiliazioni come quella di ieri. All`orizzonte, purtroppo, nel calcio non si intravedono figure paragonabili a Sinner e Musetti nel tennis.
6-6-2025
Carlo Nesti: “De Laurentiis, ma sarà vero che la Juve gioca in modo poco chiaro?”
Questo spazio mi permette, innanzitutto, di rivolgere i miei complimenti a un grande Presidente, Aurelio De Laurentiis. Due scudetti in tre anni, tre Coppe Italia, una Supercoppa italiana, ma soprattutto, oltre vent`anni di gestione impeccabile con bilanci costantemente in attivo. Una sola ombra: il processo per le plusvalenze legate all`acquisto di Osimhen, ancora in corso, che potrebbe portare a una sanzione inevitabile. Il suo Napoli è finanziariamente autonomo da molte stagioni e ha un monte ingaggi che è la metà di quello di Inter e Juventus. Riuscire a coniugare competitività e sostenibilità non è un`impresa da tutti. De Laurentiis ricopre anche un ruolo importante in quella “commedia all`italiana” che è il nostro calcio, e la sua ultima stoccata rientra nel gioco delle parti, come accadeva con Agnelli, Berlusconi, Moratti, Prisco e Viola. “Sapete qual è la differenza tra Napoli e Juventus negli ultimi dieci anni? La Juventus non ha sempre giocato in maniera chiara, mentre il Napoli sì”. De Laurentiis mi consentirà di rispondere a questa frecciata con la mia, sempre con un sorriso. Caro Presidente, tenga presente che la Juventus, a partire dall`epoca di Moggi, Giraudo e Bettega, cioè da 31 anni, ha affrontato ben sette vicende giudiziarie, tra giustizia sportiva e ordinaria: Doping, Calciopoli, Gea, ultras, Suarez, stipendi e plusvalenze. In tre di questi casi (Calciopoli, ultras e plusvalenze) si è manifestata una chiara accanimento nei confronti della società. La “Signora” del calcio è stata perquisita fin “sotto la guepiere”, cercando prove a suo carico. Con un trattamento del genere, crede davvero che la Juventus abbia ancora qualcosa da nascondere? Non pensa che i suoi dirigenti e tesserati abbiano imparato a temere persino la propria ombra, per il rischio di commettere anche il più piccolo passo falso? No, Presidente. Sono convinto che la Juventus sia una società pulita, così come è pulito il suo splendido Napoli, e che le due squadre possano sempre competere lealmente per la vittoria sul campo.
4-6-2025
Carlo Nesti: “Al calcio nostrano piace… vecchio, e non giovane”
Ciò che è “vecchio” sembra piacere, e questo non è un vanto per il calcio italiano attuale. Il Napoli acquista De Bruyne, svincolato di 34 anni, con uno stipendio di circa 10 milioni netti all`anno. Il Milan avvicina Modric, svincolato di quasi 40 anni, anche lui con richieste economiche intorno ai 10 milioni di ingaggio annuo. Lo stesso Milan corteggia Rabiot, 30 anni, per il quale il Marsiglia chiede 10 milioni e il giocatore circa 6 milioni di stipendio. Tra parentesi, De Bruyne andrebbe ad allungare la panchina, poiché il titolare nel suo ruolo è McTominay. E a chi, come Allegri, ha preferito Van Bommel a Pirlo (ceduto dal Milan), l`idea di Modric potrebbe apparire anacronistica. Frattanto, in Serie A, secondo dati recenti, agli Under 21 viene concesso appena il 5,5% del minutaggio totale, collocandoci al terzultimo posto in tutta Europa; nella Liga spagnola, ad esempio, si arriva al 19,6%. Non si riescono più a formare talenti interni, e i pochi giovani promettenti provengono dall`estero, sottraendo spazio ai potenziali talenti italiani. Pertanto, per carità: non chiediamo miracoli alla Nazionale, per favore.