Calabro: “Io, Conte e… Gesù. La mia Carrarese è fatta da operai”

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Il tecnico e la continuità dopo promozione e 12° posto: `Abbiamo sconfitto i pronostici. La religione? Aiuta`

Antonio Calabro, allenatore della Carrarese, durante una partita di calcio.
Antonio Calabro, allenatore della Carrarese, a bordo campo.

Antonio Calabro ha dimostrato pazienza e resilienza. Dopo la sua esperienza con il Francavilla in Serie C, ha trascorso sei mesi lontano dal campo, dedicandosi al riposo nella sua casa in campagna nel Salento, trovando sollievo nel giardinaggio e al mare, gli unici momenti in cui riusciva a staccare dal calcio. Ammette di aver temuto di essere dimenticato, ma la chiamata della Carrarese si è rivelata la sua grande rivincita. Il club toscano, da neopromosso, ha sorpreso tutti lo scorso campionato, concludendo al 12° posto, a soli sette punti dai playoff. Questa stagione è iniziata con il piede giusto:

“La vittoria contro lo Spezia è stata cruciale, e il Padova si è rivelato un avversario difficile. Nessuno finora ha fatto il pieno di punti. La stagione è ancora lunga, ma il nostro obiettivo è chiaro.”

Qual è, dunque, il vostro obiettivo primario?

“Raggiungere i 45 punti per garantire la salvezza. Il nostro è un progetto a lungo termine, avviato due anni fa. Non a caso, nella gara d`esordio contro lo Spezia, otto undicesimi della formazione erano gli stessi che hanno conquistato i playoff in Serie C.”

Antonio Calabro in panchina durante una partita della Carrarese.
L`allenatore Antonio Calabro durante un match della sua Carrarese.

È questa la chiave del successo della sua Carrarese?

“Le dico di più: la vera forza e il nostro orgoglio risiedono nella coesione del gruppo. Siamo riusciti a rimanere in categoria mantenendo gran parte degli stessi giocatori. Abbiamo persino superato club di grande blasone come Frosinone, Sampdoria e Salernitana, nonostante all`inizio della stagione molti ci dessero per spacciati.”

Sul campo, però, avete smentito ogni pronostico.

“Nello spogliatoio ho appeso un foglio con la scritta `1.16`, che rappresentava la nostra quota retrocessione secondo gli addetti ai lavori. Io sono un uomo di campo, più che un puro tecnico di calcio. Volevo che i ragazzi provassero la stessa rabbia e la stessa voglia di riscatto che animavano me. Sa cosa ripeto sempre loro? In campo non si va in giacca e cravatta, ma con la tuta da operai. Bisogna lottare su ogni pallone fino all`ultimo istante.”

C`è qualche collega a cui guarda con ammirazione?

“Essendo leccese, non posso non citare Antonio Conte. Ho studiato a fondo la sua Juventus. Il mio modulo preferito è il 3-4-2-1, e osservo con interesse squadre con un approccio simile, dal Bayer Leverkusen all`Atalanta. Leggo molto, è il mio modo per mantenere la mente attiva. La mia scrivania è piena di libri, da `L`arte di essere saggi` di Seneca alla Bibbia.”

Un mix tra filosofia e spiritualità, quindi.

“Dalla lettura dei classici pensatori ho imparato a valorizzare il tempo. La religione, invece, mi ha insegnato che siamo tutti uguali e che chiunque può commettere errori. Se i giocatori si affidano all`allenatore, io mi affido a chi è lassù. Prima di ogni partita, mi isolo nello spogliatoio e prego.”

Antonio Calabro in un momento di concentrazione durante una partita.
Calabro, un tecnico che unisce strategia e spiritualità.

Lo scorso novembre, la squadra è stata ricevuta in udienza da Papa Francesco.

“È stato un incontro davvero emozionante. Nonostante l`età e la sofferenza, il Papa era disponibile e accogliente con tutti. La vera umiltà si manifesta nei piccoli gesti. Al Santo Padre abbiamo omaggiato una maglia della Carrarese con il numero 10.”

Dopo un avvio di stagione così brillante, qualcuno in città già sogna il “miracolo Serie A”…

“Manteniamo i piedi per terra, siamo esseri umani. I miracoli lasciamoli fare ai Santi.”

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