Borini parla a cuore aperto: l’addio alla Sampdoria e “gli apostoli della rovina”

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Con una lettera pubblicata sui propri canali social, l`attaccante Fabio Borini ha voluto salutare la Sampdoria e i suoi tifosi, riflettendo sulla conclusione della sua esperienza biennale in blucerchiato. Scritta durante il volo di rientro a Manchester, la città che considera casa, il messaggio esordisce con parole sincere e cariche di emozione, un approccio che Borini associa all`eleganza storica del club doriano.

Il calciatore descrive il suo arrivo a Genova come l`inizio di una “storia d`amore” caratterizzata da grande entusiasmo e un unico, chiaro obiettivo: la promozione in Serie A. Ammette che questo traguardo non è stato raggiunto. Nonostante ciò, Borini racconta di aver vissuto momenti di profonda connessione con l`ambiente e i sostenitori, sentendosi “la vera estensione del popolo blucerchiato”. Le emozioni condivise gli hanno fatto percepire la maglia non solo come un simbolo, ma come “la pelle e il sangue” di tutti coloro che amano la Sampdoria.

Purtroppo, questo legame si è incrinato. Borini fa riferimento all`arrivo di figure negative, da lui definite “gli apostoli della rovina”, che avrebbero danneggiato e influenzato questo amore, rendendolo tristemente “a senso unico” e non più corrisposto. Con amarezza, il giocatore classe `91 descrive il difficile periodo trascorso fuori rosa come un “luogo oscuro” in cui ha dovuto confrontarsi con la depressione, la rabbia, la frustrazione e la disperazione. Nonostante la sofferenza, ha scelto coraggiosamente di rimanere vicino alla squadra, lottando “in solitudine” nei suoi momenti più critici, felice comunque di poter dare ai tifosi ciò che è realmente.

Guardando al futuro del club, Borini esprime un profondo desiderio: che la Sampdoria possa tornare ad essere popolata da persone che antepongono il bene della società alla propria vita. Conclude il suo messaggio affermando che la Sampdoria merita la dedizione dei suoi veri tifosi e queste sue parole sincere. Non solo la considera “la maglia più bella del mondo”, ma, per l`intensità con cui ha vissuto i suoi due anni a Genova, la definisce una vera e propria “meraviglia del mondo”.

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