L`attaccante francese confessa: “Sono sempre stato un tifoso nerazzurro fin dall`infanzia. È merito del mio procuratore se ho scoperto e amato le canzoni di Ornella Vanoni. La sua voce ha qualcosa di così francese…”
«Accettare questo strano appuntamento (non) è stata una follia», canta Ange-Yoan Bonny, la giovane promessa dell`Inter, un ventunenne con la maturità e i gusti di un trentenne. Cristian Chivu, che lo ha preso sotto la sua ala dopo il periodo trascorso insieme a Parma, è pronto a lanciarlo sul prestigioso palcoscenico di San Siro. I due gol segnati dall`attaccante francese nel precampionato sono solo un assaggio del suo potenziale.
Bonny, le amichevoli sono terminate: è pronto per l`inizio del campionato?
«Ci siamo allenati nel modo giusto», afferma Bonny. «Le partite amichevoli mi sono state utili per comprendere appieno lo stile di gioco della squadra, individuare il mio ruolo e capire le aspettative dei miei compagni. Molti di loro si conoscono da anni, ma anche noi nuovi arrivati ci stiamo integrando bene. La preparazione è stata intensa, ma ora le gambe rispondono al meglio…»
È quindi vero che avete affrontato un carico di lavoro così impegnativo?
«Sì, è stata davvero impegnativa. L`intensità delle sessioni di allenamento è ciò che mi ha impressionato di più, ma è fondamentale. Ti rendi conto che stai caricando il “serbatoio” per quello che verrà dopo. Considerando gli obiettivi che abbiamo, una squadra come l`Inter deve essere pronta a sostenere molte partite e non può permettersi di trascurare nulla.»
Come giudica questo primo mese trascorso in nerazzurro?
«È stato un periodo di adattamento, di nuove scoperte e anche di fatica, ma nel complesso è stato magnifico. Sono giunto in un ambiente completamente nuovo, ma i miei compagni mi hanno accolto come un fratello minore. Dovrei nominarli tutti, perché insieme creano un`atmosfera quasi familiare.»
Chivu è considerato il “capofamiglia”: è felice di averlo ritrovato?
«Il mio rapporto con lui è rimasto immutato; è lo stesso allenatore che ho conosciuto a Parma, seppur a un livello superiore, ma con le medesime qualità. È schietto, rigoroso e leale. Sono estremamente grato di averlo incontrato in questa fase cruciale della mia carriera: gli devo moltissimo, la mia presenza qui è anche grazie a lui. Attualmente, sono molto motivato e cercherò di ritagliarmi il mio spazio, perché questo è soltanto l`inizio. E questo inizio mi piace molto…»
È vero che ha declinato offerte da altri grandi club per scegliere l`Inter?
«Diversi club mi cercavano, ma non ho esitato un istante: quando l`Inter ti chiama, non ci si pensa due volte. Questa squadra era esattamente quello che desideravo, qui volevo realizzare il mio sogno d`infanzia. Non appena ho firmato, ho condiviso sui social una foto di me da bambino con la maglia nerazzurra: era il destino… Quella era la prima maglia da calcio che mia madre mi comprò quando avevo sei anni, le sono legato per la vita. E poi, considerando i campioni che ha avuto, questo è un club con una forte impronta francese.»
Parlando di francesi, il numero 14 che indossa è un omaggio a Thierry Henry?
«No, è solo che il 13 era già preso, quindi ho optato per il 14. Il 13 è il numero che ho sempre avuto perché l`intera mia famiglia – padre, madre, fratello, sorella – è nata in quel giorno del mese.»
Avverte la pressione di essere stato acquistato per 23 milioni di euro, avendo alle spalle un solo anno effettivo in Serie A?
«Sono solo cifre, non devono rappresentare un peso. Il mio compito non è pensare al prezzo, ma lavorare sodo, perché ho ancora tantissimo da migliorare. In ogni aspetto, ma in particolare in due aree: la lucidità sotto porta, dato che devo segnare di più, e il gioco aereo.»
Con giocatori come Thuram e Lautaro in squadra, non mancano certo gli esempi da seguire.
«Li osservo attentamente, cercando di cogliere le sfumature, i loro movimenti con e senza palla. Lo faccio per provare, un giorno, ad avvicinarmi al loro livello, anche se al momento sono ancora molto distante. Sia Lautaro che Thuram mi hanno dato due semplici consigli, quasi da fratelli maggiori: primo, “divertiti”; secondo, “cerca sempre la porta”, perché siamo attaccanti e siamo giudicati anche in base ai gol che realizziamo.»
Le fa piacere essere definito il “nuovo Thuram”?
«Certo, ma credo sia solo per la somiglianza fisica…»
In un reparto offensivo di questo calibro, qual è la sua posizione preferita in campo?
«Qui abbiamo la capacità di giocare tutti insieme, anche tutti e subito, perché no? Personalmente, mi piace ricoprire il ruolo di seconda punta e, se necessario, posso anche fare il centravanti. Mi sento a mio agio anche partendo da una posizione più arretrata. Il fatto di aver giocato per anni come centrocampista nelle giovanili mi aiuta a interpretare le situazioni sulla trequarti e a comprendere i movimenti dei miei compagni.»
Percepisce un affetto particolare da parte dei tifosi nei suoi confronti e in quelli di Pio Esposito?
«Avverto un grande interesse e affetto; l`ho percepito durante le amichevoli e ora non vedo l`ora di sentire il boato di San Siro. Tra me e Pio c`è stata una sintonia immediata, non solo perché siamo giovani, ma perché abbiamo delle somiglianze caratteriali. Anche lui è una persona educata, con le idee chiare, umile e con i piedi per terra. Avevamo giocato contro in U21 e già in quell`occasione mi aveva impressionato: ha una forza fisica incredibile, si può dire che è una “bestia”?»
Anche lei, tuttavia, è maturato rapidamente a Parma…
«Sono arrivato a 17 anni, da solo. Inizialmente non è stato semplice in un Paese nuovo e con una lingua differente, ma a Parma ho vissuto anni meravigliosi.»
Cosa le è rimasto della pratica del judo durante l`infanzia?
«Ogni esperienza contribuisce a formare la mentalità e il fisico. Mia madre mi aveva iscritto a judo quasi per caso, ma ho molti bei ricordi, anche se alla fine non era sufficiente per stancarmi: per me il tatami era troppo limitato e preferivo correre sul campo. Amo praticare molti altri sport, dal basket al padel, e sono anche bravo a ping pong, anche se qui non ho ancora sfidato nessuno.»
Che tipo di persona è Ange-Yoan al di fuori del campo da gioco?
«Sono un normale ragazzo di 21 anni, che ama trascorrere tempo con la famiglia, uscire con gli amici, giocare alla PlayStation e guardare belle serie TV; l`ultima che ho visto si intitola Mobland. Sono molto religioso e, per questo motivo, mi impegno a essere rispettoso con tutti: essere calciatori non ci rende superiori… Mia madre mi ha trasmesso la passione per la musica, in particolare per il soul e il jazz. Prima di scendere in campo, ascolto sempre la stessa canzone: Everything in its right place dei Radiohead.»
Ha gusti sorprendenti anche per la musica italiana?
«Sì, Ornella Vanoni è la mia preferita. La prima volta che l`ho sentita a casa del mio procuratore, sono rimasto colpito dalla sua voce, era così “francese”…»
Ma è a conoscenza del fatto che Ornella Vanoni è una tifosa del Milan?
«Che importa? Quando ascolto L`appuntamento provo una sensazione magica. È come segnare un gol.»