

Andrea Carnevale, ex attaccante di Napoli e Udinese.
Andrea Carnevale, ex calciatore e ora dirigente dell`Udinese, si apre in un`intervista profonda che esplora le molteplici sfaccettature della sua vita. Dalle glorie con il Napoli di Maradona, vincitore di due scudetti, ai periodi da protagonista del gossip, Carnevale ha attraversato un`esistenza segnata da gioie e dolori inimmaginabili. Oggi, dopo aver raccontato la sua storia nel libro `Destino di un bomber`, si dedica con passione alla sensibilizzazione contro i femminicidi e le violenze domestiche. Il suo impegno nasce da un`esperienza personale devastante: ha visto la madre uccisa dal padre quando era solo un bambino. Come egli stesso afferma, parlare di questa tragedia lo aiuta a stare meglio e a offrire un megafono a chi non ha voce, con l`obiettivo di prevenire nuove tragedie e proteggere le vittime.
Qual è il significato profondo di aver deciso di raccontare pubblicamente una tragedia così personale?
«Da quando ho iniziato a parlarne, mi sento decisamente meglio», rivela Carnevale. «L`associazione Telefono Donna mi ha contattato, e da quel momento ho avuto modo di incontrare numerose donne sotto protezione, un`esperienza che mi ha profondamente toccato. Ho sentito il forte desiderio di condividere la mia storia, affinché le persone possano riconoscere i segnali di violenza, le donne trovino il coraggio di denunciare sapendo di poter essere protette, e gli orfani di simili tragedie possano ricevere il sostegno e la fortuna che io ho avuto».
Un dolore così immenso porta a chiederle: è riuscito a perdonare suo padre?
«Sì, lo andavo a trovare regolarmente in carcere. Volevo capire come stesse, se ci fossero segnali di miglioramento. In famiglia, di questa vicenda e del suicidio di mio padre – avvenuto davanti ai miei occhi dopo un suo brutale attacco, scongiurato solo dall`intervento di mio fratello – non si è mai parlato. Il dolore è stato indicibile, ma la forza del mio cuore è stata maggiore. Ho avuto un padre malato. Cinquant`anni fa, mancavano i mezzi e le conoscenze mediche attuali, ma è evidente che qualcosa si sarebbe potuto fare; i segnali erano presenti ogni sera».
Nonostante il peso delle sue esperienze, Carnevale si muove tra gli argomenti con una sorprendente leggerezza. Da portavoce di una causa cruciale, mantiene intatto il suo amore per il calcio. Guardando al campionato di Serie A, non ha dubbi: «Solo il Napoli si è veramente rafforzato, è diventata la capitale del calcio».
Qual è, a suo avviso, il `colpo` più significativo per il Napoli?
«Aver tenuto Antonio Conte. Napoli è una città che coinvolge, e lui ne è stato `contagiato` al punto da voler restare».
Che emozione si prova a vincere uno scudetto a Napoli?
«È un`emozione spettacolare, fatta di rivincite, trionfi, rivalità accese. E poi, naturalmente, c`era la magia di Diego…».
Maradona, un amico e un compagno di squadra leggendario.
«Un genio. Il regalo più grande che potessi mai ricevere. Ricordo una partita contro l’Ascoli: eravamo primi in classifica, ma i tifosi fischiavano, e io facevo fatica. Lui si avvicinò e mi disse `ora segni`. Mi diede una pacca sulla spalla, e così fu. Segnai, e in un momento di foga `mandai a quel paese` il pubblico che ci criticava, anche se poi mi scusai. Alla fine, vincemmo la partita».
Esiste un luogo a Napoli a cui la lega un ricordo speciale con Maradona?
«A dire il vero? Le discoteche», ammette sorridendo. «Una volta eravamo in un piano bar alle 2:30 del mattino, e un ragazzo gli chiese cosa ci facesse lì a quell`ora. Lui, secco, rispose: `Fatti i fatti tuoi`. Quando non era in campo, nessuno poteva dirgli cosa fare».
Anche lei ha avuto la sua dose di attenzione dalle pagine di gossip.
«E l`ho vissuta in modo eccezionale», afferma. «Ero un bel ragazzo e ho colto quella parte di vita che mi piaceva molto».
Immagini cosa sarebbe accaduto se ai suoi tempi ci fossero stati i social media…
«Forse avrei avuto qualche occasione in più (ride, ndr)».
La sua relazione con Paola Perego era considerata la `coppia perfetta` per le riviste di allora.
«Ho avuto una relazione con una donna del mondo dello spettacolo, e da lei ho avuto due figli straordinari», dice con affetto. «Per me è stata un`esperienza bellissima; non potrei mai infangare una storia d`amore desiderata e basata sull`affetto reciproco».
Che tipo di padre si ritiene per i suoi figli?
«Sono un padre affettuoso e amorevole», risponde, «anche se non sempre di grande comunicazione, ma sto migliorando. Purtroppo, nessuno me l`ha mai insegnato».
Tornando al calcio, e spostandoci da Napoli a Roma: qual è il suo giudizio su Gian Piero Gasperini?
«Mi piace moltissimo», afferma. «È stato straordinario all’Atalanta, facendoci ammirare forse il miglior calcio degli ultimi quattro o cinque anni».
Se avesse la possibilità, preferirebbe cenare con Gasperini o con Conte?
«Non scelgo», ribatte con prontezza. «Prenoto un tavolo da tre».
Quali ricordi conserva del suo periodo a Roma?
«Che bello fu arrivare a Roma: desideravo fortemente andarci, e il presidente Viola mi voleva a tutti i costi», ricorda. «Poi, purtroppo, capitò l`episodio del doping per una mia sciocchezza; mi presi tutte le responsabilità, affrontando la squalifica di un anno. In un certo senso, ho subito la stessa sorte di Sinner: condannati per una minima percentuale, uno zero virgola».
La Nazionale italiana: un`esperienza di soddisfazione o un rimpianto?
«Un rimpianto che non riesco a togliermi di dosso», confessa. «Mi ero preparato al meglio per il Mondiale, ma poi contro l`Austria mi sono capitate un paio di occasioni facili che non ho sfruttato, e alla fine il mio posto è stato preso dal mio amico Schillaci. Mi ha `rubato` il posto, ma quel Mondiale se l`era meritato. Quel `vaffa` a Vicini mi tormenta ancora».
Guardando indietro alla sua carriera e alla sua vita, cosa vede oggi?
«Molti mi dicono che avrei potuto ottenere di più», riflette. «E sono d`accordo, ma da bambino non avrei mai immaginato di giocare al fianco di campioni come Zico e Maradona. Mi considero un uomo fortunato. La mia carriera calcistica è stata un mix di successi e riscatto. Oggi sono una persona migliore e finalmente in pace con me stesso».