L`ex attaccante e attuale scout dell`Udinese, Andrea Carnevale, condivide la sua visione sulla Serie A: in un campionato bilanciato, il ruolo degli allenatori è fondamentale. Prevede una lotta Scudetto tra Napoli e Milan, con l`Inter in terza posizione e la Roma pronta a sorprendere come «quarto incomodo».

Andrea Carnevale, ex bomber e oggi stimato scout per l`Udinese all`età di 64 anni, ha lasciato un`impronta indelebile nel calcio italiano. La sua carriera, ricca di successi, lo ha visto protagonista per quattro anni a Napoli, dove ha conquistato due Scudetti, una Coppa UEFA e due Coppe Italia al fianco di Diego Maradona, e per tre stagioni a Roma, aggiudicandosi una Coppa Italia con Bruno Conti. Nonostante il passare degli anni, i suoi ricordi e la sua profonda conoscenza del gioco rimangono vividi, e in vista di partite come Napoli-Roma, la sua prospettiva è illuminante su un calcio in continua evoluzione.
Napoli e Roma prime, alla sesta giornata: lei lo avrebbe detto, Carnevale?
«Sembra facile dirlo adesso», risponde Carnevale, «ma dal giorno in cui è stato annunciato Gasperini sulla panchina giallorossa, ho pensato che la geografia del calcio stesse per cambiare seriamente e che la Roma potesse affiancare il Napoli. Non so fino a quando o a che punto, ma un allenatore del genere ti cambia la vita. E so per certo che Conte resisterà sino all’ultima giornata, come insegna il suo passato».
Cosa si aspetta adesso?
«Che il Napoli si giochi lo Scudetto con il Milan, che la Roma funga da «quarto incomodo» perché un po’ dietro le due sopra citate c’è l’Inter. Gasperini mi piace come persona e come tecnico; è uno di quegli allenatori che costruiscono un calcio identitario, unico. Lo dimostra l’Atalanta che ha vinto l’Europa League ed è stata protagonista a lungo in campionato, ma più in generale lo sottolinea la sua storia. E per adesso ha potuto incidere poco, ha solo bisogno di allenarli».
Un mese e mezzo di campionato ha suggerito cos’altro?
«Che sta crescendo il livello, ovunque. Anche lo spettacolo va migliorando; ci sono state partite che si sono lasciate guardare con interesse e ammirazione. La classifica, come è naturale, finirà per allungarsi ma c’è una zona mediana ben definita che può dar fastidio alle grandi».

Restiamo a “quelle due”, a Napoli e Roma, le sue squadre da ragazzo.
«Il Napoli è forte di suo, ha un suo progetto che va avanti da quindici o forse venti anni, ha aggiunto classe esagerata con De Bruyne. E poi ne ha altri, ovviamente: in partite `sporche`, emerge sempre un Anguissa che la sistema o un Hojlund che la decide. Stiamo parlando di calciatori che spostano l’equilibrio e non è un dettaglio, ma rendono tali le sofferenze a cui sei costretto. A Gasperini, per ora, mancano i gol degli attaccanti: però aspettate, perché con lui non c’è stato centravanti o seconda punta o centrocampista che non abbia sbalordito».
Ci sono due monumenti che l’hanno colpito.
«Sono stordito da Modric e da De Bruyne, che rappresentano il calcio. Uomini con un’intelligenza superiore, che ti incantano anche solo mostrando l’idea che vorrebbero realizzare. La risolvono da soli, in certi momenti delicati. E poi posso aggiungerne anche un terzo: Rabiot è un centrocampista acuto, fisico, tecnico. Un leader».
È un campionato equilibrato, comunque.
«In cui la differenza la possono fare gli allenatori. Il Milan è stato reso squadra vera da Allegri, che conosce i meccanismi tattici e psicologici su cui incidere. Il Napoli continua con Conte il suo gigantesco percorso e può fare il bis, se riesce a far combinare assieme la Champions con la lotta-scudetto. E Gasperini magari non riuscirà a restare lassù subito perché gli andrà concesso del tempo, ma creerà i presupposti affinché accada poi».

Chi ha il centravanti spacca partite è il Napoli con Hojlund.
«Gran bel giocatore, che sente la porta e la vede, la attacca cercando la profondità o aggredendola, sa stare tra le linee. Stranisce la sua esperienza in Inghilterra, con il Manchester United, in cui ha reso meno di quanto la sua quotazione di mercato lasciava attendere. Però è capitato in un periodo in cui il Manchester United ha incontrato problemi che hanno potuto frenarlo. Lui ha le stimmate del bomber ma si deve completare e lo farà, ha l’età dalla sua e si è inserito con spregiudicatezza nel Napoli».
Hojlund cresce, ma l’uomo chiave di questo nuovo Napoli per lei è De Bruyne…
«È chiaro che il centravanti danese non può ancora essere decisivo come lo è De Bruyne, ma in questo caso stiamo parlando di un giocatore di un altro livello, uno di quei geni – lui e Modric – dinnanzi ai quali ti togli il cappello. Io Kevin me lo ricordo quando aveva 18 anni e giocava nel Genk, ce l’ho ancora davanti agli occhi; mi colpiva all’epoca per la naturalezza delle sue giocate e per la capacità di saper guidare i compagni nonostante la giovanissima età. Lui è nato campione, la sua carriera lo ha dimostrato ampiamente. E adesso, chiaramente, è ancora più bello da vedere. Anzi, bellissimo».
