
L`ex attaccante svela: “Parlarne mi libera e mi permette di aiutare a riconoscere e denunciare la violenza.”

Quale aspetto della vita di Andrea Carnevale scegliere per iniziare il racconto? Ex calciatore di successo, oggi stimato dirigente e capo scout dell`Udinese – club al quale è profondamente grato per il supporto in un periodo complesso della sua vita – Carnevale ha lasciato il segno nel mondo del calcio. Ha vinto due Scudetti con il Napoli, segnato numerosi gol e, in passato, occupato spesso le pagine delle cronache rosa. Ma dietro l`immagine pubblica si cela un uomo che ha affrontato un dolore immenso fin dall`infanzia, perdonando un crimine efferato. La sua storia, narrata nel libro `Destino di un bomber`, è ora un potente strumento nella lotta contro i femminicidi e la violenza domestica. Da circa diciotto mesi, Carnevale si è fatto portavoce di questa causa cruciale, usando la sua esperienza personale – “quella di un bambino che ha visto la propria mamma morire, uccisa dal papà con un`ascia” – per sensibilizzare l`opinione pubblica e incoraggiare le vittime a denunciare, affinché tragedie come quella che ha segnato la sua esistenza cinquant`anni fa non si ripetano.
VIDEO: Clementino: `Quando dissi a Pelé che Maradona era meglio di lui`
Cosa ha significato per lei raccontare un orrore simile?
“Da quando ho iniziato a parlarne, mi sento meglio. Dopo essere stato contattato dall`associazione Telefono Donna, ho incontrato molte donne sotto protezione, e le loro storie mi hanno profondamente colpito. Sentivo il bisogno di condividere la mia esperienza affinché altri possano riconoscere i segni della violenza, le donne trovino il coraggio di denunciare, ricevano la protezione necessaria e gli orfani possano avere la stessa opportunità di rinascita che ho avuto io.”
Ma ha perdonato suo padre? Se di perdono si può parlare in questi casi.
“Sì, andavo a trovarlo regolarmente in carcere. Volevo sincerarmi delle sue condizioni, vedere se mostrava miglioramenti. In famiglia, non abbiamo mai discusso apertamente né di questo tragico evento né del suicidio di mio padre, avvenuto davanti ai miei occhi dopo una sua brutale aggressione nei miei confronti. Senza l`intervento di mio fratello, avrebbe potuto verificarsi un`altra immane tragedia. Il dolore è stato straziante, ma la capacità di superarlo è stata maggiore. Avevo un padre malato. Cinquant`anni fa non disponevamo dei mezzi o delle conoscenze mediche attuali, ma indubbiamente si sarebbe potuto fare di più. I segnali premonitori erano evidenti ogni sera.”
Durante la conversazione telefonica, Carnevale passa con disinvoltura da un tema all`altro, dai ricordi più pesanti a quelli più leggeri, mantenendo una sorprendente leggerezza d`animo nonostante il fardello. È un convinto portavoce di una causa immensa, ma anche un incondizionato amante del calcio, da sempre. Il campionato estivo lo vede coinvolto sia come protagonista che come spettatore. E se si guarda alla Serie A, non ha dubbi: “Soltanto il Napoli si è veramente rinforzato. È diventata la vera capitale del calcio.”
Il miglior acquisto estivo?
“Mantenere Antonio Conte. Napoli ha un fascino travolgente, e lui è stato `contagiato` a restare.”
Che emozione si prova a vincere a Napoli?
“È un`esperienza spettacolare. Fatta di rivincite, trionfi, rivalità accese. E poi, c`è sempre stata la magia di Diego…”
Maradona, il suo grande amico.
“Un vero genio. È stato il regalo più bello che potesse capitarmi. Ricordo una partita contro l`Ascoli: eravamo primi in classifica, ma i tifosi fischiavano e io stavo facendo fatica. Lui mi si avvicinò e mi disse `Ora segni`. Una pacca sulla spalla, e così fu. Segnai il gol, feci un gesto di stizza verso il pubblico che fischiava, ma poi mi scusai. E vincemmo la partita.”
C`è un luogo a Napoli a cui la legano ricordi speciali con Maradona?
“A essere sincero? Le discoteche. Una volta, eravamo in un piano bar alle 2:30 di notte, e un ragazzo gli chiese cosa ci facesse lì a quell`ora. Lui, senza esitare, rispose: `Fatti i fatti tuoi`. Quando non era sul campo, nessuno poteva dirgli cosa dovesse fare.”
Anche lei è poi finito spesso sulle pagine di gossip.
“Sì, e l`ho vissuta in maniera eccezionale. Ero un bel ragazzo e mi sono goduto appieno anche quella parte della vita che mi divertiva molto.”
Immagini se ai suoi tempi ci fossero stati i social media…
“Forse avrei avuto qualche opportunità in più (ride).”
Lei e Paola Perego eravate la coppia perfetta per le copertine.
“Sono stato legato a una donna del mondo dello spettacolo e da lei ho avuto due figli meravigliosi. Per me è stata un`esperienza bellissima; non posso infangare una storia d`amore che è nata e cresciuta con affetto reciproco.”
Che tipo di padre è per i suoi figli?
“Sono affettuoso e amorevole, anche se non sono un grande comunicatore, ma sto facendo progressi. Purtroppo, nessuno mi ha mai insegnato come esserlo.”
Tornando al calcio, da Napoli a Roma: un suo giudizio su Gian Piero Gasperini?
“Mi entusiasma molto. È stato straordinario all`Atalanta: ci ha mostrato forse il miglior calcio degli ultimi quattro o cinque anni.”
Se potesse scegliere, andrebbe a cena con lui o con Antonio Conte?
“Non scelgo. Prenoto un tavolo per tre.”
Che ricordi ha della sua esperienza a Roma?
“Che emozione arrivare lì: desideravo fortemente giocare per la Roma e il presidente Viola mi voleva a tutti i costi. Poi, purtroppo, è capitato l`episodio del doping a causa di una mia leggerezza, e ho assunto tutte le responsabilità, subendo una squalifica di un anno. Ho provato un po` la stessa sorte di Sinner: condannati per una percentuale minima, uno `zero virgola percento`.”
La Nazionale: un motivo di soddisfazione o un rimpianto?
“Un rimpianto che non riesco a scrollarmi di dosso. Mi ero preparato bene per il Mondiale, ma nella partita contro l`Austria mi sono capitate un paio di occasioni facili che non ho sfruttato. Alla fine, il mio posto è stato preso dal mio amico Schillaci. Mi ha `rubato` il posto, ma ha meritato appieno quel Mondiale. Il “vaffa” a Vicini mi tormenta ancora oggi.”
Se si guarda indietro, cosa vede?
“Molti mi dicono che avrei potuto ottenere di più nella mia carriera. Rispondo che sono d`accordo, ma da bambino non avrei mai immaginato di giocare al fianco di Zico e Maradona. Mi considero una persona fortunata. La mia carriera calcistica è stata un mix di successi e riscatto personale. Ora sono un uomo migliore e in pace con me stesso.”
© RIPRODUZIONE RISERVATA